
In sanscrito ishvara significa “Dio” o “Altissimo”, pranidhana significa “devozione continuativa” o “abbandono”, pertanto il quinto Niyama viene tradotto come “abbandono verso l’Altissimo” o “devozione verso Dio”.
Abbandonarsi a Dio significa sviluppare al proprio interno la fede, non necessariamente in un dio religioso ma nel divino inteso come campo energetico universale che ci sostiene e ci protegge anche quando non ce ne rendiamo conto. E' per me il Niyama più importante e anche il principio a cui ho deciso di orientare la mia vita ormai da più di 10 anni. La mia esperienza mi ha fatto comprendere che la fede può smuovere le montagne e che non siamo soli al mondo, sebbene le circostanze della vita ci inducano a volte a pensarlo.
A differenza degli altri Niyama, per i quali vi ho dato suggerimenti su come coltivarli, qui non ho nessun suggerimento da fornire tranne la mia esperienza personale di cosa è la fede. In uno dei momenti più difficili della mia vita, circa 10 anni fa, quando presa dalla disperazione scrivevo lettere a Dio, ho scoperto con grandissima gioia mista a incredulità di essere non solo ascoltata ma anche guidata. Allora, pur non vedendo nessun futuro dinanzi a me, nella totale incertezza su cosa sarebbe accaduto, mi sono affidata. Per me è stato un salto nel vuoto con la certezza di essere afferrata. Non significa che non ho avuto o non ho paura ma che ho la certezza, inspiegabile razionalmente, che, anche quando la vita si muove nella direzione che non mi piace, se mi affido e resto aperta vengo guidata nella direzione giusta e protetta nel cammino che percorro. Sino ad oggi Dio non mi ha mai deluso.
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